NINEDDU
Liberamente ispirata a “Il viaggio degli inganni” (Il Maestrale, 1999) di Salvatore Niffoi
(N.Pisu/N.Pisu)
Nineddu scomparso
nell’aria polverosa
mangiato dal cielo
o dalla terra argillosa
All’epoca degli inganni
durati una vita intera
col cielo rosso e setoso
che colorava la sera
Un pugno di sovversivi
tra i filari d’uva intristiti
con la pancia in su
con gli occhi vuotati
A ricordare che il potere
ha armi a sufficienza
contro il germe dell’inquietudine
per spazzar via l’indecenza
Nineddu in fuga tra i rovi
vivendo ancora a casaccio
forse a battere il rame vecchio
libero da ogni laccio
Tra pezzi di rosario
a trent’anni di distanza
nelle budella di una montagna
sopravvissuto alla mattanza
Sulla discesa della pietraia
scampato all’aridità
che ci osserva dal cielo
come una rondine in libertà
Che ci guarda dalle tanche brulle
dalla soffitta di Mintonia
chino sul libro della vita
come un tesoro nella memoria