DI BARBAGIA
(N.Pisu/N.Pisu)
A cosa credi alle fate
che vivono nelle grotte
o alle mani, alla ragione
a ciò che vedono gli occhi
a questo filo sottile
a cui è appesa la vita
che si assottiglia col tempo
e quando si spezza è la fine
No nolla dazzes sa candeledda? Cras a manzanu in terra nighedda 1
Quella donna vecchia
con fuso e conocchia
vestita di nero
in certe notti di Barbagia
con la schiena piegata
sugli anni che non si contano
l’ultima del tragitto
cerca una ragazza non maritata
No nolla dazzes sa candeledda? Cras a manzanu in terra nighedda
Accompagnata dal latrato
dei cani nel buio inoltrato
dai bambini sghignazzanti
che bussano alle porte
chiedendo farina e frutta secca
la filonzana si accosta
ti si siede accanto
che prima o poi ti tocca
No nolla dazzes sa candeledda? Cras a manzanu in terra nighedda
A cosa credi alle fate
che vivono nelle grotte
o a questa maschera temuta
l’ultima in disparte
la mia mano tesse
il destino degli uomini
se il filo si spezza
si spezza il respiro
No nolla dazzes sa candeledda? Cras a manzanu in terra nighedda
1 <<Non ce la date la candeletta? / Domani possiate essere nella terra nera>>
Cfr. Maschere, miti e feste della Sardegna (Edizioni Della Torre – Newton Compton Editori, 1990-2011) di Dolores Turchi.