“Nico Pisu è un cantautore con le pupille color ciliegia matura. Questo mi ha donato, per Carnevale. Come coriandoli in volo, prima che la terra li accolga.”
Questo scrisse la scrittrice a proposito della canzone “Amore Follia” liberamente ispirata al suo romanzo Mia figlia follia (ed. Il Maestrale 2010).
Ieri ho trovato questo dono, alle otto di sera. Dopo il Carnevale. Dopo che la mia casa era tornata silenziosa. Gli ospiti andati. Ogni anno la mia casa è meta di molti amici e parenti, perché è sul percorso della Sartiglia. Negli anni sono nati bambini. Negli anni alcune importanti persone sono morte. E’ una tradizione di questa casa: incontrarci, contarci, raccontarci. Con molte di queste persone ci si trova solo in questa occasione. E così alle 8 di sera ho trovato il tuo dono. Sono particolarmente sensibile, in questo periodo. Forse perché l’inverno si attarda nelle strade. Le emozioni, buone o cattive, mi lasciano curve nelle ossa. Guardando e ascoltando il video mi sono sentita mutare, regredire nelle paure antiche della mia vita, quando pensavo che nulla mi fosse dovuto. Soprattutto un complimento come quello che hai saputo farmi tu. Per questo ieri non sono stata capace di risponderti, annientata da uno spavento, da una quasi colpa di valere qualche cosa. Ovviamente mi è venuto un attacco di panico e mi sono infilata sotto il tavolo. Poi tornavo a guardare e scappavo di nuovo. Sono fatta così. Oggi ti rispondo, però ancora non l’ho riguardato, non si sa mai. Lo guarderò ancora dopo che ti avrò spedito questa letterina. Io sono una Maddalenina, caro Nico, e tu l’hai raccolta, mi hai raccolta, dai fossi più melmosi e più fioriti, facendomi regina di esistenza faticosa, incoronandomi su una sedia impolverata: le migliori. Sei stato capace di “crearmi” là dove io avevo solo indicato il peccato di voler esistere, a tutti i costi. La scrittura ha un senso solo se chi racconta trova i suoi simili ad ascoltare, altrimenti tutto sarebbe vano. La popolarità in ogni luogo ci renderebbe omologati, quindi mediocri. La Mia Follia è stata baciata in bocca da un uomo che l’ha compresa solamente perché avvezzo ai silenzi e alle campagne, alle parole delle terre battute, agli odori e agli umori della gente svilita dai temporali delle indifferenze. Tu mi hai cantato, suonato, filmato la vita. E io ho anche pianto, là dove l’acqua mi ristagna, e non negli occhi, ma nelle mani, nella voce, nelle unghie. Ti ho quindi graffiato, Nico, e so che terrai volentieri la cicatrice. Anche tu hai graffiato me, e mi adorerò così tatuata. La tua canzone è bella quanto ogni creatura disperata narrata da me: bisogna crederci. Fai camminare Maddalenina, mai esausta di esserci.
Ascolta Amore follia
Savina Dolores Massa nasce a Oristano. Scrittrice di narrativa, poesia, testi teatrali. È tra i fondatori della compagnia di spettacolo Hanife Hana teatro jazz. Cura il blog d’arte Ana la balena. Con il Maestrale ha pubblicato i romanzi Undici (2008), giunto nella rosa dei finalisti al Premio Calvino 2007; Mia figlia follia (2010); Cenere calda a mezzanotte (2013); la raccolta di racconti Ogni madre (2012); Il carro di Tespi (2016).
In alto il dipinto “Le anime di Gnu e di Savidò”, olio su tela 120×80, di Gianfranco Fedele