È del 14 dicembre 2020 la disamina del testo di “Bombe e fiori” comparsa su Umanità Nova, a firma di En.Ri-ot.
‘Umanità Nova si presenta settimanalmente in edizione cartacea come luogo di comunic/azione, di incontro, interventi e riflessioni su fatti e vicende dell’anarchismo sociale, dei movimenti libertari, antiautoritari, anticlericali, di mondo del lavoro e sindacalismo di base, azione diretta, lotte sul territorio, spazi sociali e percorsi autogestionari.’
NICO E SUONI E RUMORI POPOLARI – BOMBE E FIORI
Nicola Pisu è un cantautore nato in provincia di Cagliari che ha all’attivo tre album ed ha fatto parte del Canzoniere del ’900. Ad accompagnarlo nelle sue esecuzioni troviamo i Suoni e rumori popolari, musicisti con cui condivide una buona dose d’utopie. “Bombe e fiori” è la sua canzone dedicata all’attentato del 12 dicembre 1969: “La presenza del piombo in Piazza Fontana / il dodici dicembre col freddo di sempre / scaldò l’aria gelida di martire Milano / e il dolore di Roma gli stringeva la mano”.
Anche nelle canzoni è molto difficile che si parli dell’attentato alla Banca dell’Agricoltura senza accennare alla defenestrazione di Pinelli. “Un anarchico sconsolato volò dalla finestra / dal quarto piano della questura di Milano / senza che nessuno riuscisse a impedirlo / «un servitore dello stato», «un malore attivo»”. La strofa si apre con un accenno alle motivazioni del suicidio di Pinelli “sconsolato” emesse da voci ufficiali. Si disse che lo aveva fatto perché la moglie lo tradiva, o che quel gesto provasse la sua colpevolezza, o perché riconoscendo la responsabilità di Valpreda quella sarebbe stata la “fine dell’anarchia”.
Il verso conclusivo fa riferimento alle diverse visioni sulla causa che fece precipitare Pino. Se per la magistratura si trattò di “un malore attivo”, prima e unica volta che un fatto simile venne “accertato”; per la contro-informazione fu invece opera degli agenti presenti in quella stanza durante l’interrogatorio. “Il potere può concedersi il lusso di decidere / se le bombe far brillare o lasciarle scoppiare…”.
In queste parole di Nicola Pisu si può scorgere un riferimento a fatti di cronaca meno noti: infatti il 12 dicembre in meno di un’ora sarebbero dovute esplodere cinque bombe tra Roma e Milano. I tre ordigni di Roma feriranno 16 persone e poco distante da Piazza Fontana venne ritrovata una seconda bomba inesplosa. Gli artificieri della polizia, pur non riscontrando pericoli, faranno brillare l’ordigno dopo aver ricevuto ordini precisi. Altri indizi preziosi andranno persi. “…Metterle in mano a chi al potere non vuol decidersi / creare paura perché potere deve aversi / Non era rosso, era nero tutto quello sfasciare / se la bomba avesse imparato a parlare”. Nel brano emerge la matrice nera della strage, i neofascisti coperti, aiutati e incoraggiati da apparati dello Stato costruiranno e innescheranno numerose bombe negli anni a seguire.
In conclusione l’artista espone le conseguenze della strategia della tensione. Anche se non si verificò di fatto un colpo di Stato, la repressione non si era di certo placata e l’opinione pubblica era pronta a darle manforte. “Le carceri accolsero poveri diavoli / il terrore delle bombe dava fiato alle trombe / i moderati erano i buoni, noi altri i coglioni / e gli anni settanta tutti bombe e fiori”.