“Ieri, dopo lo stupore per essere stato citato da Massimo Cotto in un libro su Leonard Cohen, è giunta una recensione alquanto negativa (è un eufemismo) per il mio nuovo album Canzoni da solo.
Con filosofica rassegnazione mi sono detto: a ogni cantautore il proprio Bertoncelli. Non credo che il recensore abbia ascoltato il lavoro per intero; infatti, l’ultima traccia del disco, “I cantautori”, dice scherzosamente esattamente ciò che lui intendeva dire, citando fra l’altro Guccini e Dante (la canzone, mica il recensore).
Ho sorriso e per non guastarmi il sangue ho stappato una bottiglia di un buon vino rosso, che si ipotizza sia stato introdotto dai Fenici nell’isola di Sant’Antioco, sui resti di Sulki, una delle città più antiche del Mediterraneo occidentale. Mentre versavo il vino canticchiavo a fior di labbra “L’avvelenata”, che ora credo di comprendere pienamente: ma s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso”.
[…]
Cantastorie senza storia
mille parole per canzone
musiche immutabili
medesima nenia
[…]
Scribacchiate della vita
ciò che non vi sta bene
che non cambierete mai
con mezza copia venduta
Parolieri arrugginiti
relitti sul fondale
cosa c’è da contestare
quei tempi son passati
Si fa quel che si può fare
con un giro di mi maggiore
come questo ontoso metro
ma non vogliatemi male