STELLE CADENTI IN MEDIO ORIENTE
Dovremmo trattare la guerra come è stata trattata la schiavitù…
serve promuovere una campagna per l’abolizione della guerra.
(Howard Zinn)
La guerra Israelo-Palestinese, latente dal XX secolo, ieri ha avuto un’esacerbazione innescata dalla parabola di missili che nasceva sulla Striscia di Gaza, come stelle cadenti su Israele. Tutto l’occidente, con un’unica voce, ha tenuto a schierarsi senza se e senza ma con Israele, sottolineando il suo diritto all’autodifesa. La realtà è però che la Striscia di Gaza, territorio palestinese occupato da Israele che controlla l’ingresso di persone e merci, assediata esasperata e rinchiusa, a suo modo si stava autodifendendo dall’oppressione decennale. Sono da sempre convinto che l’unica soluzione possibile sia quella diplomatica che passi attraverso una spartizione equa dei territori e del riconoscimento ONU di entrambi gli Stati, ma è palese che ci siano dietro innumerevoli interessi in gioco ed enormi complessità geopolitiche.
Invece, oggi tutti i media parlano, ma non si chiedono come sia nato, esclusivamente dell’odio di Hamas. Hamas che non rappresenta in ogni caso la Palestina rinnegata dal diritto internazionale. Non è guerra fra religioni, ma fra capi e governatori di popoli che reclamano territori che considerano loro.
Nel popolo, in tutti i popoli, vi sono oppressi e oppressori.
Non ho dubbi sul condannare quell’odio, ma ho presente come e perché l’integralismo di Hamas si sia radicato e abbia fruttificato. D’altra parte si sono sempre definite operazioni militari quelle di Israele contro la Palestina e terrorismo il viceversa. Io non vedo grandi differenze.
Qualche anno fa, a proposito dell’esasperazione delle genti di Gaza, scrissi “Stelle cadenti”. Mi chiedevo retoricamente quali fossero le colpe dei palestinesi, dal punto di vista di un bambino, che nel ’48 furono confinati in quel fazzoletto di terra arida, in condizioni di apartheid. Le stesse colpe degli ebrei che abitano a Gerusalemme da ormai due o tre generazioni.
Lascia che siano
stelle cadenti
queste che vedo
scender dal cielo
Boom, boom boom
Boom, boom boom
Un bambino di Gaza
con un legno
nella sabbia disegna
una casa, un sogno
uno scrigno di polvere
per conservare
pazienza e speranza
il colore del mare
Boom, boom boom
Boom, boom boom
Bambino avvezzo
alla povertà
nella spiaggia di Gaza
la sua realtà
età da pallone
innocente giocare
ma fa quasi buio
si deve rientrare
ma fa quasi buio
e la sente tremare
Boom, boom boom
Boom, boom boom
Ci sono due posizioni che si possono tenere davanti a un conflitto, questo compreso: schierarsi da una parte, sostenerla armarla e giustificarla oppure adoperarsi per la fine del conflitto. Il sociologo norvegese Johan Galtung ha predisposto una sorta di percorso logico e operativo che andrebbe seguito. Inizia mirando alla risoluzione delle controversie in maniera diplomatica, cominciando col fare una mappa della formazione conflittuale, elencando tutte le parti coinvolte, tutti gli obiettivi e tutte le questioni in gioco.
Io, in un conflitto armato in corso, credo e sostengo solo questo genere di approccio, il resto è far finta di non capire che in una guerra le vittime sono soprattutto i civili, donne e bambini in primis, che si rintanano e ammassano per la paura, per scappare ai proiettili da terra e alle bombe dal cielo. Ai sostenitori occidentali, di aria cristiano-cattolica, della ‘doverosa e giusta’ difesa di Israele ricordo che Gesù Cristo nacque a Betlemme, nella giurisdizione dell’Autorità Nazionale Palestinese, e trascorse infanzia e giovinezza a Nazareth, città di Israele, nella regione storica della Galilea, la cui popolazione oggi è costituita da arabi palestinesi con cittadinanza israeliana, in maggioranza di religione musulmana con una vasta e importante minoranza cristiana.
Sopra le case
là vicino
corre, le guarda
sembra che caschino
che pesino
quanto il dolore
persa la pazienza
resta il rancore, il rancore
Anche le stelle vacillano
l’incanto rimasto nel sangue
la vita soffocata
nella striscia stuprata
Boom, boom boom
Boom, boom boom
Lascia che siano
stelle cadenti
queste che vedo
scender dal cielo
Se l’attacco casa per casa, per le strade, al rave party, rapire persone innocenti e bombardare indiscriminatamente dal cielo, sono azioni da condannare e ripudiare, non lo è da meno assediare e bombardare due milioni di abitanti e togliere loro acqua, elettricità, cibo e i mezzi di sopravvivenza, popolazione che già da decenni è stata privata dei più basilari diritti umani. Sono tutti crimini di guerra. La guerra stessa è di per sé un crimine. Anche il diritto a difendersi può diventare atto di guerra, perché la sproporzione della risposta, di armamenti, di azioni militari, di vittime e di terrore ne fanno a sua volta guerra. Penso all’accanimento contro la popolazione palestinese che Israele scatenerà per stanare Hamas: sono atti che nemmeno il diritto internazionale consente.
E poi, non vi sono lampanti differenze tra la guerra propriamente detta e il terrorismo. E anche in guerra, per quanto sia paradossale assurdo e schizofrenico, ci sono delle norme a cui attenersi dettate dalle Convenzioni di Ginevra.
Oggi tutti, soprattutto i bambini di Gaza, giocano a nascondino, ma sanno bene che non si tratta di un gioco. Riconoscono nel cielo le stelle cadenti dalle scie dei razzi. Gli adulti ricordano ancora il massacro dei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila del 1982, nei pressi di Beirut, durante l’invasione israeliana del Libano, ma i ricordi sono tanti, troppi e troppo dolorosi: sanguina la memoria collettiva di entrambe le parti.
A inseguire la gente come selvaggina
finché il sangue selvatico non gli ha spento la voglia
e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
(Fabrizio De André, Sidun)
Come quando si parla di Ucraina, per non passare per un essere malefico, bisogna fare una premessa: il 7 ottobre Hamas ha compiuto un orribile atto di terrorismo contro civili israeliani. Però dev’essere chiaro che un crimine di guerra non ne giustifica un altro, come quello che ora sta perpetrando Israele nella Striscia di Gaza. Non mi schiero né con gli uni né con gli altri, ma solo con i civili. Se vincesse Israele ciò significherebbe che si sarebbe compiuto un genocidio del popolo palestinese, ma se a vincere fosse Hamas probabilmente ne nascerebbe una specie di califfato teocratico, nonostante fino a qualche decennio fa i palestinesi erano fra i pochi in medio oriente a essere in gran parte laici e cristiani.
E se le guerre le prevenissimo?
Gino Strada diceva: le guerre appaiono inevitabili, lo appaiono sempre quando per anni non si è fatto nulla per evitarle.
E se lo strumento guerra lo abolissimo?
[L’immagine è di Banksy]
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