IL MATEMATICO E I NUMERI
Se un ragno ogni giorno si arrampica lungo un muro per un certo numero di passi e ogni notte scivola indietro di un numero fisso di passi, quanti giorni gli ci vogliono per arrivare in cima al muro?
(Leonardo Pisano detto il Fibonacci (Pisa, 1170 circa – 1235 circa)
Fin da giovanissimo ho sempre amato la matematica. In quarta superiore il professore di matematica, vedendomi entusiasta della materia, mi regalò tre volumi di matematica, spiegata con le nuove metodologie che dopo qualche anno divennero la norma per l’apprendimento scolastico. Furono utilissimi anche per l’esame di Analisi 1 che dovetti affrontare all’Università, anche se la docente era una donna poco empatica e dispotica.
Dieci anni fa scrissi “Il matematico” che in realtà era una bozza di testo da comporre e strutturare, con una musica alquanto debole. Annotai nel foglio: Liberamente ispirata a Il teorema del pappagallo di Denis Guedj, ma a dire il vero credo che non c’entri quasi niente con quel romanzo, al di là del cuore della questione, ossia la matematica. Semmai cercavo, raccontando in prima persona, quindi immedesimandomi nel protagonista, di esporre, dal suo punto di vista, le differenze fra i principi matematici e quelli che regolano l’amore.
La scorsa settimana ho scritto una musica interessante e ho deciso di presentarla al matematico, non si sa mai che si sposino assieme — mi sono detto. Insomma, faccio da agenzia matrimoniale.
E se Fibonacci, anziché di un ragno, parlasse dell’uomo?
Reputo filosofi
gli antichi matematici
Talete e Pitagora
romantici eroi
gli intervalli musicali
rapporti tra numeri
che sono ovunque
sempre, comunque
Né schiavi, né scribi
ma uomini liberi
dai pensatori greci
asserzioni inconfutabili
dissipa ogni dubbio
la prova assoluta
più dell’emozione
la dimostrazione
Ragionamento per assurdo
arma affilata
predica il falso
per scoprire il vero
Uno parla di esistenza
è la nudità
perché uno è quel che è
vanità che c’è in te
[…]
Tu bella che cammini
sull’orlo dell’abisso
eviti gli sguardi
ti guardi in vetrina
i passi sono numeri
l’ondeggiare dei fianchi
lo è una carezza
un cuore che si spezza
Mai l’intelletto mio
abbandonò la scienza
son pochi i segreti
dedizione e pazienza
l’amore invece no
è irrazionalità
e non mi so spiegare
ché ti vorrei amare
Dei vostri amorazzi
non saprei che fare
vedo schiudersi orizzonti
tendere all’infinito
Ramanujan, Cartwright
l’epistemologia
vi osservo starnazzare
e nulla da imparare
©2024