_EPOCA

EPOCA

È un epoca marcia dove la sinistra si prende a braccetto coi guerrafondai, portandosi appresso molti intellettuali storici e filosofi illuminati, gli imprenditori si scandalizzano per i 3 morti al giorno sul lavoro poi ordinano ai propri operai di salire sui tetti con 39° C e accendono l’aria condizionata della Maserati comprata per scaricarne il costo dall’IVA evasa — che verrà condonata —, i politici firmano con la mano destra per stanziare ingenti finanziamenti a favore della sanità pubblica e con la sinistra scongiurano e rimpinguano le aziende ospedaliere private, gli indipendentisti di ogni stato soffocano negli stereotipi folcloristici che spesso loro stessi creano o promuovono, le destre provano a occupare tutte le tane disponibili nei palazzi del potere, come ratti gravidi, e i cittadini comuni si sfogano e si credono liberi organizzando sagre e manifestazioni pseudo culturali intrise di bellezza, a loro dire, persuasi che siano efficaci come i rodenticidi, e ovviamente animate dai loro amichetti che promettono di mettere buone parole nei giusti luoghi di ascolto.
Gli artisti, umili geniali e coglioni, si prostrano, e tutto appare normale; gli artisti veri, invece, tacciono e si estinguono.
Da una parte l’ormai bollito Santoro e dall’altra il fascista Alemanno (Conte nemmeno lo prendo in considerazione) provano a guidare le mandrie smarrite contrarie all’invio di armi all’Ucraina – animate da ideali che ci stanno nelle tasche —, ma la verità è che mai come ora avrei bisogno della disamina di un uomo come Gino Strada.

Qual è il dito di Dio
si vede bene l’impronta
insanguinata dell’uomo
e una cappa di fumo
uccelli che migrano
pesci che soffocano
universo senza metrica
umanità senza logica
Epoca

Due innamorati in strada
si baciano come rime
poi si portano all’altare
assemblato dell’Ikea
il fascismo è finito
è un evento storicizzato
un nostalgico adduce
volto al busto del Duce
Epoca

Non lasceremo che partano
non lasceremo che affoghino
troppo vicini alla riva
troppo vicini all’ipocrisia
dove porta questa corsa
alle armi, alla verità
se la menzogna fa male
bisogna edulcorare
Epoca

Io continuo ad aggiungere strofe compulsivamente al bozzetto di “Epoca” (17 finora) e andrà a finire che quella canzone potrà riempire il lato A di un disco. Mi riferisco ai dischi di un tempo, quelli circolari. Il fatto è che la realtà politica e sociale offre spunti a bizzeffe, per usare una locuzione di manzoniana memoria. Ma odio scrivere di attualità.
La musica si rifà spudoratamente a una canzone di Lou Reed, della quale conservo il calco in testa, ma con delle variazioni. D’altronde, come dice un conoscente, l’arte vive di furto, appropriazione, rimasticazione e vomito.

Palle di grandine
case sventrate
tempeste di calore
ma qualcuno nega
i cambiamenti climatici
il riscaldamento globale
si rade la barba
e siede al Governo
Epoca

Epoca di proclami
di ricchezze e benessere
consumi e longevità
verità improbabili
tonnellate di merci
via mare, cielo e terra
il pianeta si squaglia
come un’enorme discarica
Epoca

Epoca di povertà
messe sotto il tappeto
si ruba ai poveri
per donare ai ricchi
privilegi elargiti
e diritti negati
il crimine peggiore
è l’essere povero
Epoca

La Strada di McCarthy appare un romanzo sempre meno distopico e premonitore di un futuro prossimo al quale l’umanità intera si sta affacciando.
Parafrasando alcune frasi di Pennac riportate su un segnalibro inserito in un volume di filosofia che ho acquistato usato al Libraccio, dico che un cantautore, se incompreso e rifiutato, ha diritto al bovarismo. Così, spesso fuggo dalla monotonia della vita e dell’essere un cantautore non riconosciuto, proiettandomi e svincolandomi dalla realtà attraverso la letteratura e la musica, quasi fossero delle droghe.

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