CANZONI MAGICHE
Se c’è un modo per tornare indietro io lo troverò.
(Harry Houdini)
Il primo mago professionista di cui si abbia notizia in Sardegna ho scoperto essere un mio concittadino, Cesello Musio. Egli, nel secolo scorso, ha vissuto di magia esibendosi nelle piazze, nei teatri, nei cinema e nei circhi, spostandosi da un luogo all’altro con un carretto a cavallo. Ricordo di aver visto qualche suo piccolo spettacolo quando io ero ancora bambino e lui già anziano: faceva rare comparse nel locale che affittava per le feste di matrimonio, sotto la casa in cui abitava.
Mago Cesello, così lo chiamavamo, stupiva e divertiva, e si diceva in giro che fosse un personaggio stravagante, ma si sa che in un piccolo paese basta pochissimo per essere malevolmente etichettati.
Infondeva pure tristezza osservare quel vecchio signore con gli occhi colmi di malinconia e passato — così me lo restituisce il mio ricordo alterato —, giocare come un bambino.
Un giorno, Mago Barrago, noto professionista contemporaneo, mi chiamò per invitarmi a fare da giurato in un premio per nuovi maghi, intitolato proprio a Cesello Musio.
Mi invitò in qualità di cantautore di Serrenti, non per il fatto di essere cantautore, quanto per l’essere serrentese. Ci conoscemmo un anno prima durante un mio concerto al teatro Houdini, di sua proprietà, e fu allora che mi raccontò del mio celebre compaesano.
Fino a quel momento ignoravo completamente il settore della magia, come ignoravo la storia del mago Cesello.
Fu in quell’occasione che scoprii che a fargli da assistente c’era la figlia Anna, all’epoca bambina, che divideva con lui applausi, stenti, disagi e fame, esibendosi in numeri di illusionismo ed escapologia. Attraversavano la Sardegna con un carretto trainato da un cavallo, si fermavano nelle piazze, negli oratori, nei cinema, nei teatrini e nei circhi improvvisati dei paesi, a proporre il loro spettacolo, servendosi di giochi e attrezzi originali da egli stesso costruiti.
Prima che inizi non si deve mangiare
finito lo spettacolo, non si mangia per niente
Quella sera, a fare da giurato, fra maghi e prestigiatori di professione, c’era anche Anna, ormai ultraottantenne, orgogliosa nel dirmi di essere stata la prima donna in Sardegna a esercitare l’arte magica.
Dopo quell’esperienza scrissi “Monsieur il mago”, canzone che si ispira vagamente alla vita di Cesello Musio, anche se non lo nomina. Riguardo l’arte magica, mi documentai leggendo la biografia di Harry Houdini, uno dei più famosi illusionisti della storia, ma anche guardando video documentari delle sue fughe impossibili.
Al passo del cavallo
basculato e lento
sopra un carretto
attraversa il novecento
Quando, nel tardo autunno del 2016, Gianfranco Fedele, pianista compositore e cantante, arrangiò il pezzo propose di registrarla nel suo studio a Oristano. Io dovevo semplicemente cantarla, ma sotto la sua rigida direzione artistica. Ricordo di aver dovuto cantare più volte una stessa parola perché non era convinto che l’accento fosse nella sillaba giusta, perché sentiva una doppia consonante di meno o perché, dal suo punto di vista, la chiusura era alla Cristina D’Avena.
Un’amica definì il brano una “favola moderna in musica che attraversa lo spirito di questa esistenza sul filo di una magia che si fa specchio d’effetti”. A me pare piuttosto una cartolina del ‘900 recapitata settant’anni dopo, quando la piccola Anna ha ormai i capelli d’argento.
Nel novembre del 2018 Alfredo Barrago ha deciso di organizzare il premio Cesello, appuntamento a cadenza annuale, nel teatro di Serrenti. In apertura dello spettacolo di illusionismo, come sigla si è utilizzata “Monsieur il mago” e, mentre le note echeggiavano in sala, io mi azzuffavo fra orgoglio e imbarazzo. Poi, sono seguiti solo meraviglia e stupore, mentre la mia compagna si faceva sfilare dal mago l’anello e il nome che avrebbe ritrovati, come d’incanto, in uno scrigno appeso al cielo.
Ecco a voi il mago
si torna tutti bambini
©2018