Emozioni, politica, amicizia, partigiani, preservativi, masturbazioni, morale, puttane, veri e falsi cristiani, sigari, anarchismo, ipocrisia, umanità, libertà, Emergency, rom, cannonau di Jerzu, canzoni, libri, canne, respinti e respingimenti, risate e non so cos’altro ancora hanno condito un intenso week-end in compagnia di Don Don e staff.
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La vita di questo prete da marciapiede diventa ora teatro, trasportando dalle pagine del suo libro “Angelicamente anarchico”) al palcoscenico, tutte le sfumature dell’umanità: dall’entusiasmo alla rabbia, dal dolore all’amore incondizionato. Mai entra in scena la rassegnazione. Lo spettacolo – che propone così come il testo che l’ha ispirato – un viaggio nei ricordi colorato da particolari e sensazioni che più sono rimaste impresse nella vita di questo combattivo sacerdote, si struttura anche scenicamente con un carattere dalla semplicità disarmante, per poi far emergere a poco a poco un universo ricco e multiforme. Le persone, i fatti della storia sociale, politica e religiosa del nostro Paese, sono offerti al pubblico filtrati da un autentico spirito cristiano. Ogni figura che affiora dalla narrazione diventa spunto per questo “prete comunista” per dare vita a confessioni, dichiarazioni e prese di posizione a volte particolarmente dure. Don Gallo è Genova, città di mare il cui solo nome evoca subito nella nostra mente gli odori del porto, il brulichio di formiche umane che ne percorrono le strade più anguste e dimenticate. Via Pré, Via del Campo…le vie di Miché, di Marinella, di Bocca di Rosa…le vie delle canzoni di Fabrizio De André ed è proprio questo filone che torna e ritorna sulla scena, come l’andare e il venire delle onde del mare. Genova è De André, Genova è Don Gallo, Genova è tutte quelle piccole tragedie umane che nel loro riscatto (ora cantato, ora raccontato) risplendono del significato della pace e di una speranza sempre un po’ velata di malinconia. Lo spettacolo è Don Gallo che ci racconta – senza copione perché da buon anarchico non l’ha voluto – la sua vita intrecciata con le storie di gente non-comune, perché speciale. Il cappello, il tabarro, il sigaro sono ormai diventati simbolo della sua personalità controcorrente. È certo Don Gallo di aiutare gli ultimi che sarebbero poi primi in una società migliore. Nei suoi gesti, nei suoi sguardi si vede la luce della coerenza che rende forti, eleganti e carismatici. Lo spettacolo non è solo una conversazione ma è un momento poetico reso tale anche dalle musiche e dai versi toccanti tratti dal repertorio di Fabrizio De André, cantautore e poeta, narratore di storie di vita sofferta. Lo spettacolo dunque si articola attraverso conversazioni, musica, poesia e con la partecipazione anche di giovani della Comunità di San Benedetto che attraverso le proprie storie, renderanno testimonianza dell’impegno miracoloso di Don Gallo. Una meditata improvvisazione che nasce dal cuore. (dal sito Cada Die Teatro)
Vedi qui alcuni frammenti video di “Angelicamente anarchico” a Jerzu